RISCHIO DI TROMBOEMBOLIA: Non tutte le immobilità sono uguali! di Gemma C Morabito

 

L’immobilizzazione è un fattore di rischio per tromboembolismo venoso (VTE) che ben conosciamo. Il termine “ immobilizzazione”, però, andrebbe analizzato in po’ più a fondo considerato che comprende diverse situazioni che possono essere estremamente differenti in termini di rischio a cui predispongono. Potrebbero essere importanti, ad esempio, la durata e i tipi di immobilità a cui ci riferiamo? Al momento la letteratura non dà una risposta (e probabilmente non la dà comunque neanche con questo articolo).

In una ricerca pubblicata recentemente sugli Annals of emergency medicine, gli autori si sono avventurati nel cercare di trovare una correlazione tra tipo di immobilità e rischio di VTE.

I pazienti studiati sono 7940 e sono soggetti visitati in Pronto Soccorso on il sospetto di VTE. Utilizzando dei chiari criteri scritti, i medici dovevano registrare caratteristiche cliniche specifiche in ogni paziente utilizzando un programma computerizzato che prevedeva 6 tipi di immobilità: 1) nessuna, 2) I. generale o dell’intero corpo > 48 ore, 3) I. di un arto (ortopedia), 4) I. per viaggio di durata > 8 ore nella settimana precedente, 5) I. per paralisi neurologica, 6) altri tipi di immobilità.

 

I paziente venivano seguiti per 45 giorni per sorvegliarne la prognosi e l’eventuale comparsa di trombo embolia venosa (positività delle indsagini radiologiche e necessità di terapia). Complessivamente, il18% dei pazienti aveva in anamnesi un’immobilità e in 545 pazienti (7%) veniva diagnosticata una VTE (embolia polmonare in 354, TVP in 72, entrambi in 119). Il rischio di VTE era differente a seconda del tipo di immobilità: arti (OR 2.25), neurologico (OR 2.23), altro (OR 1.97) e viaggio (OR 1.19).

Nelle conclusioni era interessante notare come il rischio di VTE non aumentasse in maniera statisticamente significativa con la voce “Viaggi”. Quindi, nella ampia coorte studiata di pazienti del PS sintomatici, il rischio di VTE era sostanzialmente aumentato in presenta di immobilità di un arto, generale o neurologica, ma non in caso di viaggi di durata superiore a 8 ore. Lo studio non prevedeva la differenziazione tra tipo di viaggio (es. aeroplano, macchina o treno) e neanche le caratteristiche del paziente che nella voce viaggio potrebbero intervenire (es. obesità, condizioni patologiche di base).

Lo studio, in concluse, suggerisce che è probabilmente importante chiarire in maniera più dettagliata alcuni elementi specifici della voce che nella raccolta anamnestica definiamo “immobilità”. I dati, infatti, sembrano suggerire che ci possa essere una differenza. Nel frattempo, dobbiamo continuare a dare il peso che abbiamo sempre dato alla voce “storia di viaggi recenti” nella considerazione dei fattori di rischio per VTE.

 

Beam DM et al. Risk of thromboembolism varies, depending on category of immobility in outpatients. Ann Emerg Med 2009 Aug; 54:147.

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