CUORE e CAFFE'. di Vincenzo Boccia, MD - DEA "Cardarelli" di Napoli

 La tachicardia parossistica sopraventricolare (TSV) è motivo, negli Stati Uniti, di quasi cinquantamila visite l’anno in PS. La condizione è legata ad una anormale conduzione dell’impulso elettrico tra gli atri e i ventricoli, all’interno del nodo atrioventricolare o del tessuto extranodale.


Il meccanismo più comune è un circuito di rientro. Come conseguenza di periodi refrattari differenti delle due vie di conduzione, una depolarizzazione prematura atriale o ventricolare può provocare la formazione di un ritmo circolarle.

 

Le strategie di gestione sono dirette ad aumentare sufficientemente il periodo refrattario del tessuto di conduzione, così da interrompere il circolo. Le manovre vagali (Manovra di Valsalva, Massaggio del seno carotideo) vengono raccomandate come iniziale trattamento nelle forme di TPSV stabili e nei pazienti collaboranti. Nonostante ciò, se c’è indicazione alla terapia farmacologica, il farmaco di prima scelta è l’adenosina. Questa molecola è in grado di ridurre la conduzione AV, la contrattilità del tessuto atriale, ridurre l’attività del nodo seno atriale e provoca vasodilatazione coronarica.

 

Le linee guida raccomandano il seguente protocollo: bolo di 6 mg ev, seguito (se necessario) da boli di 12 mg e 18 mg entro 2 minuti. Quanto funziona l’adenosina? In un report, le percentuali di dosi massime di 3 mg, 6 mg, 9 mg e 12 mg erano, rispettivamente, 35.2, 62.3, 80.2, e  91.4%. anche se efficace, l’adenosina può essere accompagnata da effetti collaterali di rilievo, come vertigini, sensazione di calore, dolore o compressione toracica e ansia.

 

Gli autori di uno studio pubblicato recentemente sulla rivista Academic emergency Medicine (organo ufficiale della Society for Academic EM) si sono proposti di determinare l'effetto della assunzione di caffeina sull’efficacia terapeutica dell’adenosina nelle  TSV.

 

Come gli è venuto in mente?

 

Le metilxantine (che comprendono caffeina e teofillina) antagonizzano l’adenosina competendo sui recettori “adenosina-1” (presenti prevalentemente nel cuore) e “adenosina-2” (prevalenti nei vasi ematici). La caffeina (CF) , un bloccante dei recettori dell'adenosina (AD), e teoricamente dovrebbe ridurre l'efficacia dell’AD nel trattamento della tachicardia parossistica sopraventricolare (SVT). Esistono dei reports che indirettamente supportano o non supportano questa ipotesi. Questi, però, riguardano sempre pazienti in terapia cronica con teofillina, mentre gli effetti della caffeina non sono stati studiati direttamente.

 

Lo studio


Studio multicentrico, caso-controllo di pazienti adulti con TSV trattati con adenosina. Scopo dello studio: valutare se il consumo di caffeina nelle 8 precedenti influenzava l’efficacia della adenosina. L'end point primario era conversione a ritmo sinusale dopo un bolo di 6 mg di  adenosina, in funzione di una recente (2, 4, 6, 8 ore) ingestione di caffeina. L’endpoint secondario era la quantità di caffeina ingerita. Per ogni intervallo di tempo studiato, i pazienti venivano divisi in due gruppi: ingestione di caffeina in qualsiasi quantità (caffeina-positivi) o non-ingestione di caffeina (caffeina-negativi). I dati sull’ingestione di caffeina sono stati raccolti mediante un questionario autosomministrato.

 

Adulti (> 18 anni). pazienti di Pronto Soccorso. Arruolati 64 pazienti. Di questi, 52 (76.5%) sono tornati a ritmo sinusale dopo un bolo di 6 mg. Non c’erano differenze significative per età, sesso o consumo giornaliero di caffeina i pazienti in cui si aveva o non si aveva conversione a ritmo sinusale, eppure i pazienti “non-responder” avevano avuto un consumo di caffeina significativamente superiore.

Se l’assunzione di caffeina si era avuta entro 2-4 ore dalla somministrazione del bolo di adenosina, l’odds ratio di conversione a ritmo sinusale era significativamente ridotto  probabilità di ritorno a RS era ridotto, cosa che non si osservava nell’intervallo inferiore a 6-8 ore.

 

 

La percentuale di pazienti caffeina-positivi (C+) che tornava a ritmo sinusale aumentava con l’aumentare del tempo trascorso tra la assunzione di caffeina e il bolo di adenosina. La percentuale di pazienti C+ tornati a ritmo sinusale era minore, per ciascun intervallo di tempo considerato, rispetto ai C-. Se la caffeina era stata ingerita in un tempo inferiore alle 4 ore, la probabilità di ritornare a ritmo sinusale era ridotta, cosa che non si verificava se l’assunzione era avvenuta tra le 6 e le 8 ore.

 

 

 

Cosa concludere?

 

L'ingestione di caffeina in un paziente con TSV in un periodo inferiore alle 4 ore prima di una terapia con adenosina (bolo di 6 mg) somministrata per la conversione a ritmo sinusale, riduce l’efficacia del trattamento. Una dose maggiore di adenosina  iniziale potrebbe essere indicata per questi pazienti.

 

 

 
Vincenzo Boccia, dirigente medico, Medicina d’Urgenza AORN A. Cardarelli di Napoli, commenta: Cabalag ms e coll. Recent Caffeine Ingestion Reduces Adenosine Efficacy in the Treatment of Paroxysmal Supraventricular Tachycardia. ACADEMIC EMERGENCY MEDICINE 2010; 17:44–49

 

 

Nota dell'editore

 

 

 

Per comprendere bene il significato clinico pratico di queste notizie, dobbiamo riferirci alle quantità di consumo di caffè, soprattutto tenendo conto del fatto che lo studio è condotto negli Stati Uniti e non in Italia, e che esistono notevoli differenze tra tipo e uso di consumo di caffeina. Nello studio, i pazienti non-responder avevano consumato in media 248 mg di caffeina, contro i 126 mg dei responder. Un espresso (il tipo di caffè consumato nel nostro paese) contiene da 60 a 120 mg di caffeina, stessa quantità in quello fatto con la moka se la tazza è di 30-50 ml, mentre 100 ml di quello americano contengono da 95 a 125 mg di caffeina. La caffeina si trova anche nella cioccolata, nel the, e in bevande come la coca cola, la pepsi, la red bull.

 

 

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